Stava per scadere il mio contratto di formazione in T.T.V. (Milano) come montatore.
Ero affezionato a quel lavoro, è stata una vera scuola per me, un lavoro vero con tanto di cartellino timbrato, peraltro sempre in ritardo.

Ancora oggi alcune cose del mio odierno lavoro le devo ai miei colleghi Luigi e Giovanni, per non parlare di Osvaldo Bargero dal quale, ogni volta che entrava in sala per finallizzare uno spot pubblicitario, imparavo sempre qualcosa  di nuovo.

In piena post-tangentopoli, sapevo che non mi avrebbero rinnovato il contratto, allora mi guardo un po’ in giro e scopro che Gabriele Salvatores stava per iniziare a girare il suo prossimo film di allora, SUD.

E’ il sogno della mia vita. Mi prendono come Assistente alla Regia. In pratica sono l’assistente di Fabio Scamoni, l’Aiuto Regista di Salvatores.

E’ un vero battesimo del fuoco. Un mese di pre-produzione negli uffici della Colorado Film e due mesi di produzione in location, a Marzamemi, un paesino vicino a Porto Palo di Capopassero, la punta estrema a sud della Sicilia.

Gli aneddoti sono tanti, tantissimi. Solo alcuni…

Chi ha visto il film si ricorderà della piazza di fronte alla scuola/seggio elettorale che i personaggi del film occupano. Sappiate che spesso, mentre si girava una scena all’interno, io ero sulla piazza deserta sotto il sole a urlare di fare silenzio. La cosa buffa era che i ragazzini del paese quando m’incontravano, poi a loro volta, mi facevano il verso di fare silenzio. Era abbastanza surreale.

Penso di non aver mai mangiato così tanto pesce in vita mia… dopo qualche settimana, ricordo che tutta la troupe non ce la faceva più a mangiare pesce tutti i giorni. Un giorno chiediamo al ristorante, dove mangiavamo a pranzo,  se possono prepararci della carne. Il giorno dopo c’è pollo arrosto. Incredibile, sembrava una festa. Tutti contenti che si avventavano sul pollo. Una scena veramente felliniana.

Un giorno mancava una comparsa. Mi mandano di corsa a cambiarmi, ed è così che mi ritrovo a fare la comparsa vestito da carabiniere.

Potrei andare avanti a raccontare ma la vera cosa pazzesca è vivere per due mesi con 50 persone che non conosci, tutti sono lì per lo stesso scopo, ognuno ha il suo ruolo, sembra sempre che ci sia un gran casino e poi improvvisamente tutto è pronto, il silenzio, la macchina da presa che parte e… Azione! Tutto sembra sospeso, al rallentatore, poi… Stop! E ricomincia il formicaio.

Ricordo tutti con affetto, in particolare Tullio Morganti (fonico) con cui parlavo del Nicaragua e degli Area, Mauro Lazzaro (microfonista), Mauro Venturini (attrezzista) che ascoltava reggae e mi prendeva sempre in giro, Fabrizio Marchesi (fotografo di scena) con la sua enorme macchina fotografica blimpata, Giovanni Gebbia (steadicam) sempre con i suoi occhiali da sole Persol che ascoltava Ivano Fossati ed era un vero artigiano, pieno di cacciaviti, brugole… E poi i fratelli Micalizzi (macchinisti), l’attore Antonio Catania e Claudio Bisio che non la smetteva mai di fare battute.

Last but not least, una parola ovviamente su Gabriele Salvatores. La cosa che più mi ha impressionato era il suo lavoro con gli attori. A volte mentre spiegava la scena, si metteva a recitare lui. Si capiva che non c’era niente di competitivo, penso fosse una deformazione dovuta alle sue esperienze teatrali, si metteva veramente in gioco, direttamente e in quei momenti era bravissimo, molto intenso, la scena era perfetta, meglio di quella che poi avrebbero recitato gli attori.

Sono passati tanti anni ma il ricordo è ancora vivo, un ‘esperienza che ha segnato nel modo giusto, in cui impari qualcosa ma allo stesso tempo sei veramente parte integrante di quello che si sta realizzando.